Formazione permanente: a rischio
110.000 posti di lavoro
30/01/2021
in In primo piano da Confedercontribuenti
di redazione
Già dal Memorandum di Lisbona
sull’istruzione e la formazione permanente” approvato dal Consiglio d’Europa
che si tenne a Lisbona nel 2000, il “lifelong learning” o apprendimento
permanente è stato individuato a livello europeo come strumento
preferenziale per favorire lo sviluppo di una società basata
sulla conoscenza, premessa per lo sviluppo economico
sostenibile, per creare nuovi posti di lavoro di qualità e
garantire una maggiore coesione sociale.
Per lifelong learning si intende un
percorso personalizzato di apprendimento che ha lo scopo di far
crescere il bagaglio individuale di conoscenza e competenza,
adeguandoli nel tempo, in modo progressivo e costante, nel corso di tutta la
vita, alle esigenze che nascono dai nuovi bisogni della società e del mondo
del lavoro.
L’Unione europea si è proposta a Lisbona
di perseguire attraverso questo tipo di formazione permanente tre
obiettivi strategici: migliorare la qualità e l’efficacia dei sistemi di
istruzione e di formazione, facilitare l’accesso di tutti i cittadini
europei ai sistemi di istruzione e di formazione ed aprire i sistemi
di istruzione e formazione al mondo esterno.
In Italia, nel corso degli anni Duemila,
si sono affermati ben 36 mila Enti e Scuole erogatori di corsi di
istruzione e formazione permanente che oggi, a causa della pandemia da
Coronavirus, sono a rischio chiusura e 110.000
dipendenti vedono lo spettro del licenziamento prendere corpo.
In una lunga, accorata nota, Luca
Paladino, presidente della FIDEF, Federazione di Scuole ed Enti di Istruzione
formazione che riunisce sotto la sua sigla scuole presenti su tutto il
territorio nazionale, lancia l’allarme: “Non si può far finta di
niente, come se i 36 mila Enti e scuole erogatori di corsi di istruzione e
formazione permanente a rischio chiusura non esistessero, così come i 110.000
dipendenti che rischiano di perdere il posto di lavoro. Non si può fare
come se non esistessero i circa cinque milioni di giovani e
adulti che frequentano ciclicamente i corsi”.
“È da tenere nella giusta considerazione
- dice il presidente Paladino - l’impegno che le nostre scuole profondono
per il radicamento e la diffusione dei servizi di orientamento e di sostegno al
lavoro, esse soddisfano anche un interesse trasversale, che coinvolge tanto
quello dei datori di lavoro quanto quello dei cittadini in cerca di lavoro,
così come delle Istituzioni preposte allo sviluppo economico ed occupazionale.”
La FIDEF sottolinea che “Pur
nei momenti d’emergenza non bisogna pensare di derogare ai principi
fondamentali della Costituzione, tra i quali la libertà della cultura, della
ricerca e dell’insegnamento. Le attività corsuali danno la priorità e puntano
sulla relazione dialogica tra docente e studenti, sui laboratori, sul lavoro di
gruppo.
Oggi circa 36 mila scuole
ed enti di formazione, i cui corsi sono volti al
“lifelong learning” sono a rischio chiusura, già dall’inizio di
marzo dell’anno scorso hanno cessato ogni attività didattica ed
ancora oggi, in considerazione del perdurare dell’emergenza, il riavvio delle
attività resta incerto. Non sappiamo cosa potrà succedere quando
verrà superata la crisi e si dovranno fare i conti anche con il settore
della produzione gravemente provato e con la disoccupazione alle stelle.
Occorre scongiurare lo scenario
apocalittico della chiusura di tante Scuole ed Agenzie di formazione, che
preservano le attività di istruzione e aggiornamento professionale, con
l’erogazione di corsi, già indispensabili prima della pandemia. Attività che si
renderà ancora più indispensabile per l’adattamento alle esigenze emergenti
dal mutato scenario dei bisogni, sia culturali che lavorativi.
Da parte di chi governa ci si
attende la giusta considerazione, dal momento che la stragrande
maggioranza delle scuole hanno, fin dal primo giorno di chiusura, assicurato il
prosieguo con la didattica online, cercando di portare a termine i corsi in
atto, anche se l’attività corsuale frontale non può essere surrogata con quella
online”.
“Nell’ambito della grande trasformazione
del lavoro – commenta il presidente Luca Paladino –
acquistano centralità i corsi non “ordinamentali” tesi
all’ampliamento ed all’aggiornamento delle competenze erogate nel sistema
articolato e coerente del lifelong learning, tesi a garantire le condizioni di
apprendimento per tutti i cittadini di qualsiasi fascia di
età,formazione culturale ed occupazionale.
Occorre che il nuovo Governo
dia la giusta attenzione a tutti gli attori coinvolti ed al ruolo delle parti
sociali, per una governance idonea a gestire la complessa problematica generata
dall’epidemia, ponendo in atto gli strumenti necessari per evitare la chiusura
delle attività corsuali, tese allo sviluppo culturale e formativo necessario,
tra l’altro, alla occupabilità duratura e alla creazione di “ponti” verso
opportunità di lavoro di qualità.
Occorre urgentemente intervenire per
provare a mitigare i rischi della chiusura definitiva di dette attività,
mettendo in campo risorse a sostegno del comparto. Gli Enti e le scuole devono
continuare a sostenere le spese di gestione e di manutenzione delle sedi, i cui
costi pongono in serio pericolo sia per la vita degli Enti stessi, nonché al
mantenimento in servizio del personale preposto alle attività non didattiche.
Il Governo non può
sottovalutare tali impellenti necessità, che si rifletteranno in particolar
modo sul mondo del lavoro, specialmente in relazione ai rischi scaturenti
dall’inattività ed alla ripresa delle attività produttive, essendo la
formazione un elemento imprescindibile”.