La FIDEF: I CCNL tra ponderazione percentuale della rappresentatività sindacale e conflitti di interesse
Comunicato Stampa
La FIDEF: I CCNL tra ponderazione percentuale della
rappresentatività sindacale e conflitti di interesse
Il 19
settembre è stata siglato un’intesa “Convenzione tra l’INPS, l’Ispettorato del
Lavoro, Confindustria, Cgil, Cisl, Uil, sulla misurazione della rappresentanza
sindacale per l’attività di raccolta, elaborazione e comunicazione del dato
associativo, nonchè di raccolta del dato elettorale e la sua ponderazione con
il dato associativo”.
Come si
evince chiaramente dalla Convenzione, si tratta si un accordo destinato a
disciplinare la rappresentatività sindacale nelle aziende aderenti a
Confindustria.
E’ da evidenziare che nella
prassi delle relazioni industriali, la densità associativa delle
organizzazioni di rappresentanza, specie in quelle che operano in settori
caratterizzati dalla presenza diffusa di aziende di piccola dimensione, resta
un indicatore che, in assenza di altri punti di riferimento, rischia di sviare,
anzichè favorire, l’individuazione del sistema contrattuale costituita da soggetti in grado di interpretare
e rappresentare l’interesse collettivo nelle dinamiche di regolazione e governo
del mercato del lavoro. Si evidenzia che le micro e piccolissime
imprese rappresentano il 93,3% delle aziende italiane, pari ad oltre 1 milione
e mezzo di realtà, e occupano 5,1 milioni di addetti (dato Consulenti del
lavoro).
Nelle predette aziende non avviene l’elezione
della RSU, cioè del Responsabile sindacale unitario e i sindacati sono poco
presenti, in particolare Cgil, Cisl e
Uil, perché il legame che intercorre tra il personale e la gestione è più di
tipo professionale-affettivo che aziendale. La convenzione di cui sopra
interessa, semmai, le attività i cui livelli occupazionali sono decisamente
alti ed il rapporto datore di lavoro-collaboratori richiede una presenza sindacale diffusa e
capillare.
Quello che si intende sottolineare, prescinde dalla fattispecie dell’accordo stipulato dalla Confindustria con la Triplice, Inps ed l’Inl che evidenziano l’esigenza di fissare le regole che definiscano la rappresentatività delle organizzazioni sindacali, e di conseguenza l’individuazione dei contratti collettivi considerati leader, in quanto comparativamente più rappresentativi rispetto a quelli che vengono utilizzati per fare dumping sociale a danno dei lavoratori.
Quello che si intende sottolineare, prescinde dalla fattispecie dell’accordo stipulato dalla Confindustria con la Triplice, Inps ed l’Inl che evidenziano l’esigenza di fissare le regole che definiscano la rappresentatività delle organizzazioni sindacali, e di conseguenza l’individuazione dei contratti collettivi considerati leader, in quanto comparativamente più rappresentativi rispetto a quelli che vengono utilizzati per fare dumping sociale a danno dei lavoratori.
La questione
affronta il tema della “misurazione oggettiva della rappresentatività sindacale
che “costituisce informazione rilevante per l’individuazione del contratto
collettivo nazionale di lavoro da assumere a riferimento ai fini del calcolo
dei contributi previdenziali e assistenziali …”. La convenzione stabilisce
che, entro il 31 maggio di ogni anno l’Inps comunichi “il dato della
rappresentanza per ogni singolo contratto collettivo di lavoro, riferito a
ciascuna Organizzazione sindacale”, calcolato sulla base della ponderazione
“fra il numero degli iscritti all’organizzazione sindacale e il numero
complessivo degli iscritti alle Organizzazioni sindacali, espresso in misura
percentuale …”.
E’ da
evidenziare che la “sfera di applicazione” di alcuni CCNL comprendono
attività diverse, anche se affini, con categorie di lavoratori non omogenee. In tal
caso, quale sarà il criterio di
valutazione per misurare la
rappresentanza per specifica categoria?
Ponendo ad
esempio il CCNL FIDEF - unica Federazione datoriale del comparto delle attività
corsuali non ordinamentali tesi al “lifelong
learning” “Contratto” che afferisce
eclusivamente detta “unica categoria” e non ad una miscelanea di categorie-attività,
seppure similari.
La
convenzione della Confindustria e della Triplice sindacale non può rivestire grande
importanza ed avere carattere generale, in quanto fonte di ispirazione di specifici
comparti e tipologie aziendali, laddove fissa i criteri oggettivi con cui calcolare
la ponderazione percentuale della rappresentatività e quindi il Ccnl di
riferimento.
Si ritiene,
altresì, che ricorre l’ipotesi di conflitto di interessi nel soggetto pubblico e
dei sindacati che hanno sottoscritto la “Convenzione”.
Per
contrastare il dumping sociale, dei contratti cosiddetti “pirati”, dovrà essere la comparazione tra i diversi
contratti della stessa categoria a far valutare tale condizione ed,
eventualmente, dal giudicato del competente organo giustisdizionale.
Luca
Paladino - presidente FIDEF
Federazione Italiana degli Enti gestori di corsi di itruzione e formazione
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