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XVI Rapporto Isfol sulla Formazione continua in Italia

“Il tasso di partecipazione della popolazione adulta alla formazione continua in Italia si assesta all’8%: trend crescente molto positivo ma la strada da fare è ancora molto lunga”. Sono le parole del Commissario straordinario Isfol Stefano Sacchi che sintetizzano i risultati della ricerca contenuta nel XVI Rapporto sulla Formazione continua in Italia, realizzata dall’Isfol per conto del Ministero del Lavoro e presentata a Roma lo scorso 5 maggio presso il Cnel.
Il lavoro evidenzia il divario che ancora esiste tra il tasso italiano di partecipazione e il target fissato dalla UE (10,7% contro l’8%), ma i passi in avanti dell’Italia sono rilevanti, dato il coinvolgimento di 2.6 milioni di persone in attività educative e formative. Le percentuali più alte si registrano per le donne (8,3%), gli occupati (8,7%), i 25-34enni (14,9%), i laureati (18,7%), e sul piano territoriale il Centro-Nord si conferma come l’area geografica con la maggiore partecipazione.
Il Rapporto si articola in due parti. La prima è incentrata sulle politiche a supporto della formazione dei lavoratori e delle imprese, e una particolare attenzione è dedicata all’analisi delle filiere gestite dai diversi attori del sistema, a partire dai Fondi interprofessionali. La seconda parte è dedicata alla più ampia dimensione dell’apprendimento degli adulti nell’ottica del lifelong learning, sia sul fronte dell’offerta che della domanda di formazione.
Di attualità è dunque lo studio destinato ai Fondi interprofessionali, che al momento rappresentano l’unico strumento di finanziamento della formazione continua a livello nazionale. Ad ottobre 2015 il numero complessivo di adesioni ai Fondi interprofessionali è stato di poco superiore alle 930 mila imprese, raggiungendo una platea di quasi 9,6 milioni di dipendenti. Analizzando l’andamento dei singoli Fondi si osserva come sia estremamente diversificato. Alcuni, specie quelli costituiti dopo il 2008, continuano una fase espansiva che, oltre a pescare nel bacino delle imprese non aderenti, si basa anche sui flussi di imprese provenienti da altri Fondi.
Per quanto riguarda le metodologie formative, l’aula continua a rappresentare l’ambiente di apprendimento di gran lunga più utilizzato (nel 76,4% dei piani), anche se un ruolo crescente sembra essere assunto dal training on the job (8,4%) e dell’autoapprendimento mediante formazione a distanza (5,5%). I progetti che prevedono esclusivamente le attività di formazione standard (95,9%) rappresentano ancora la maggioranza. La mancata certificazione dei percorsi formativi continua a riguardare oltre la metà (54,9%) dei partecipanti alle iniziative programmate, e tale aspetto non si modificherà profondamente finché non si avrà un’organica integrazione tra i sistemi certificativi regionali e le caratteristiche delle iniziative finanziate dai Fondi. Si conferma, infine, la natura di breve durata dei corsi, dato che sembra confermare il tentativo di finanziare iniziative più frammentate, ma in grado di allargare la platea dei fruitori.
Oltre al ruolo dei Fondi, il Rapporto ha indagato il tema delle piccole imprese, dell’invecchiamento attivo e della formazione come diritto dei lavoratori.
Per saperne di più scarica il XVI Rapporto sulla Formazione continua in Italia a cura dell’Isfol.

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